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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Fiorentina-Inter 3-3: autogol di De Vrij,
gol di Vecino, Politano, Perisic e Muriel

Var protagonista a Firenze, tra rigori dati, reti concesse e annullate.
I nerazzurri sono a +2 sul Milan e +3 sulla Roma


A Firenze si gioca il calcio storico, disciplina che ripropone un gioco antico. A Firenze oggi va in scena anche il calcio futuristico: si gioca con tre poli di attrazione. Non più solo le due porte, ma anche lo schermo della Var a centrocampo, dove l'arbitro Abisso si reca con una certa frequenza, seguito da orde di giocatori che restano lì, a sbirciare, nemmeno se potessero influenzarne l'esito. Fiorentina-Inter è un tripudio di Var, consultata dopo il gol al 1' e poi ripetutamente fino al rigore del 11° minuto di recupero quando comunque si prende la decisione sbagliata: finisce 3-3. Uno stillicidio, con parecchie decisioni ribaltate (non benissimo la terna a occhio nudo) tensioni de tifosi e sceneggiate di chi era in campo. Spalletti alla fine si infuria, perché vede svanire la quinta vittoria consecutiva, la quarta senza Icardi. L'Inter aveva ribaltato la gara di forza mentale, con un Perisic ormai sempre più calato nei panni di leader. Pioli esulta, perché perdere questa gara gli avrebbe fatto male. Ma nessuno sa bene come giudicare il tutto: del resto era un esperimento, questo calcio a tre "porte".

PARTENZA CHOC — Il Franchi, si sa, non è campo favorevole all'Inter. Però così… Dopo 17 secondi la Fiorentina è in vantaggio, la rete più veloce in A almeno negli ultimi 15 anni: lancio lungo di Ceccherini, sprint di Chiesa che saluta Dalbert, cross e deviazione di tacco di Simeone e poi di De Vrij nella propria porta. L'Inter ha la fortuna e il merito di pareggiarla, a sua volta, al primo tiro in porta: sviluppi di un corner al 6', palla ricacciata in area da Nainggolan, tocco al volo di Vecino, che trova il primo gol in campionato, contro la sua ex-squadra e quindi non festeggiato. Lafont non è perfetto, il sospetto fuorigioco tiene tutti fermi per 3', in attesa della Var, ma poi si riparte dal pari. Il pericolo scampato non accende l'Inter, che invece per mezz'ora quasi non passa la metà campo.

ALLUNGO INTER — La Fiorentina non colpisce mentre l'Inter fatica a trovare le misure difensive e nonostante la latitanza iniziale di tutti gli uomini d'attacco nerazzurro. Dopo la mancata "fuga per la vittoria" di Gerson (al 29' ruba palla a Vecino, non viene chiuso ma tira fuori) di colpo si spegne. La squadra di Spalletti prende coraggio, al 40' Politano fa tutto da solo e fa tutto bene, tranne l'esultanza (almeno secondo Perisic). L'ex Sassuolo converge da destra, tira a giro e trova l'angolino: poi festeggia con le mani alle orecchie, come Icardi, e Perisic glie tira giù. La gara ha svoltato, Perisic manca il terzo gol già in chiusura di tempo, lo trova dal dischetto dopo 7' della ripresa. Sulla punizione in mezzo di Brozovic c'è la mano di Fernandes, vista dalla Var. Il Franchi si scalda, in tribuna ci si agita, in Curva parte il classicone "come la Juve": il gol annullato a Biraghi, sempre dalla Var, per fallo di Muriel su D'Ambrosio è una nuova scossa tellurica.


CONTRORIMONTA — La seguente la provoca Muriel, con una punizione perfetta, irraggiungibile (74'). Ma si trema ancora nel recupero, e ancora per la Var: Abisso stavolta conferma la sua decisione dopo aver visto la tivù. Giudica mano quella di D'Ambrosio sul cross di Chiesa: Veretout trasforma per il 3-3. La squadra di Pioli agguanta il punto nonostante un'ora senza squilli di Simeone, qualche errore di troppo di Gerson, le responsabilità di Lafont su due gol, e l'inconsistenza del subentrante Pjaca. Ci pensa Chiesa, in quasi tutte le azioni decisive. L'Inter, apparsa meno quadrata ed ermetica che nelle ultime uscite, con qualche storica sofferenza sugli esterni, è però una squadra mentalmente rigenerata, che ha voglia e corsa fino al 90'. Il Milan adesso è a -2, ma la Viola era l'ostacolo più duro di questa fase del campionato. Ora prima del derby ci sono Cagliari e Spal: il peggio, nonostante i casi aperti, potrebbe essere alle spalle.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
25/02/2019 16:29
 
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Lazio - Udinese rinviata per sovrapposizione di impegni sia del campo (domenica ha giocato la nazionale di Rugby) che dei laziali (impegnati in settimana in Coppa Italia. Si prevede il recupero non prima del 26° turno.
25/02/2019 16:34
 
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SERIE A 2018/2019 25ª Giornata (6ª di Ritorno)

22/02/2019
Milan - Empoli 3-0
23/02/2019
Torino - Atalanta 2-0
Frosinone - Roma 2-3
24/02/2019
Sampdoria - Cagliari 1-0
Bologna - Juventus 0-1
Chievo - Genoa 0-0
Sassuolo - Spal 1-1
Parma - Napoli 0-4
Fiorentina - Inter 3-3
25/02/2019
Lazio - Udinese (rinv.)

Classifica
1) Juventus punti 69;
2) Napoli punti 56;
3) Inter punti 47;
4) Milan punti 45;
5) Roma punti 44;
6) Lazio(*), Torino e Atalanta punti 38;
9) Fiorentina e Sampdoria punti 36;
11) Sassuolo punti 31;
12) Genoa e Parma punti 29;
14) Cagliari punti 24;
15) Spal punti 23;
16) Udinese(*) punti 22;
17) Empoli punti 21;
18) Bologna punti 18;
19) Frosinone punti 16;
20) Chievo(-3) punti 10.

(*) Lazio - Udinese rinviata per sovrapposizione di impegni.
(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
25/02/2019 16:34
 
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Cagliari-Inter 2-1: autogol di Perisic, Lautaro e Pavoletti

Barella sbaglia un rigore, Martinez colpisce anche un palo.
Se Milan e Roma vincono domani, Spalletti si trova fuori dalla zona Champions


È finita la carica nervosa? O la rabbia per il finale di Firenze, sommata alla tensione di una stagione che raramente è stata normale, ha mandato in corto circuito l'Inter? Di sicuro c'è che il Cagliari sa approfittarne, anche se "decide" di voler soffrire fino al 96', sprecando il rigore del 3-1. I sardi vincono con merito, grazie a un primo tempo arrembante, prendendosi tre punti fondamentali per allontanarsi dalla zona calda. Caldissima diventa la corsa Champions, con la squadra di Spalletti che ora rischia il sorpasso dal Milan e l'aggancio della Roma. La crisi era iniziata con Icardi abile, arruolato e capitano, sembrava superata con lui sul lettino, ora rischia di riaprirsi, e trasformare i nerazzurri da fuggitivi (per la Champions 2019-20) a inseguitori. E non è mai una bella posizione. Tanto più se i "casini" interni non mancano.


INTER SPENTA — Ma ignorando per un momento questioni extra-campo e testa, l'Inter perde la gara anche sul campo, lasciando le fasce ai sardi, trovando una resistenza solo in Nainggolan e Lautaro, vedendo Perisic tornare alla versione spenta, aggiungendo alla solita sofferenza dei terzini anche una giornata negativa dei due centrali. Il tutto di fronte a un cliente difficile e letale come Pavoletti, invidiando al centrocampo dei sardi Barella, finendo col rimpiangere anche Srna, su cui era stato fatto un pensierino, e che in fin dei conti sarebbe stato meglio di Vrsaljko. Pensieri neri di una notte in cui i nerazzurri vedono complicarsi l'ultima fetta del campionato.

PARTENZA FORTE — I tre gol presi dall'Inter a Firenze, al netto del rigore inventato, non erano stati un caso. La difesa dell'Inter ha perso la sua ermeticità, alla Sardegna Arena, poco protetta anche da un centrocampo spento, balla che è un piacere. Il Cagliari parte con il piede sull'acceleratore, e lo alza solo al 13', quando si ferma per il tributo a Davide Astori. Ma poi ricomincia, sempre aggressivo, con le sovrapposizioni sulle fasce: dopo tre occasioni mancate e un rigore reclamato (braccio di Asamoah?), passa al 30'. Punizione (dubbia) battuta da Cigarini, Ceppitelli non tocca, la prende Perisic che infila involontariamente Handanovic: 1-0. Lo svantaggio non sveglia l'Inter, che 1' dopo ha bisogno di un "paratone" di Handanovic su Joao Pedro per evitare il 2-0. Anche il pareggio è un lampo estemporaneo, in un primo tempo di gioco offensivo latitante. Nainggolan, fra i più attivi, se ne va sulla destra e piazza un cross sul primo palo: Lautaro di testa anticipa Ceppitelli e pareggia. È il 38', non è la fine dei dolori interisti. Faragò perdona, Pavoletti no: al 43' gran gol del centravanti, su cross da destra di Srna. Skriniar manca l'anticipo, De Vrij viene anticipato dal destro al volo di "Pavoloso".

NIENTE RIMONTA — Nella ripresa la carica di un Cagliari comunque ottimamente messo in campo inevitabilmente si esaurisce un po': l'Inter guadagna metri di campo, prova a costruire, va vicino al pari con Lautaro (azione personale) e con Politano (gran riflesso di Cragno) prova a dare più geometrie con Borja Valero (per un deludente Vecino), che all'82' si costruisce la palla per il 2-2, ma poi manda alto. Quando Cragno respinge sul palo anche la girata di Lautaro, si torna alla mossa Ranocchia centravanti. Non è mai un buon segno, infatti poco dopo Despodov rimedia il rigore (fallo di Skriniar) che Barella spedisce nella curva prefabbricata dei sardi. La gioia del Cagliari è rinviata, ma esplode dopo 6' di recupero per tre punti inattesi.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/03/2019 23:42
 
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Empoli-Parma 3-3: gol, Var e spettacolo

Partita ricca di emozioni al Castellani con gli emiliani rimontati tre volte dalla squadra di Iachini



Tanti gol e tante emozione per un rocambolesco 3 a 3. Un risultato che piace più al Parma che all’Empoli. La squadra di Iachini parte bene con due conclusioni di Krunic (palla alta sopra la traversa) e Farias (neutralizza il portiere Sepe). Ma al 13’ il Parma passa in vantaggio. Punizione di Siligardi per Gervinho, la difesa azzurra non riesce a far scattare il fuorigioco e l’attaccante del Parma beffa con un tocco elegante Dragowski. La squadra di Iachini reagisce subito. E cinque minuti dopo arriva il pareggio. Bel numero di Farias che salta in area Barillà e mette al centro per Dell’Orco che appoggia il pallone in rete. Il primo tempo scivola via in equilibrio fino al nuovo vantaggio degli emiliani che arriva nel recupero. Ancora una punizione di Siligardi, la palla arriva a Bruno Alves che rimette il pallone in area per Rigoni che di testa batte Dragowski. I dirigenti azzurri protestano con l’arbitro Di Bello. Il motivo? Il quarto uomo avrebbe comunicato alle due panchine che non ci sarebbe stato recupero. Ma la rete di Rigoni è arrivata dopo il 45’.

LA RIPRESA — L’Empoli pareggia al 14’ del secondo su rigore concesso dall’arbitro per un contatto in area Gagliolo-Caputo. È il bomber azzurro ad andare sul dischetto e a battere Caputo. Per lui è il dodicesimo centro. Iachini inserisce il gioiellino Traorè al posto di Acquah nel tentativo di alzare ancora il ritmo. D’Aversa risponde proponendo un altro attaccante, Biabiany. Al 25’ Sepe è bravo a deviare in angolo una conclusione velenosa di Krunic. E cinque minuti dopo a frenare in uscita un’incursione di Di Lorenzo. Al 36’ il Parma torna avanti con Bruno Alves che corregge in rete una conclusione di Kucka. La Var impiega un paio di minuti prima di convalidare la rete del 3 a 2 della squadra di D’Aversa. Ma non è finita. L’Empoli torna all’assalto e pareggia in mischia con un autogol dello stesso portoghese su tiro di Silvestre. È il 3 a 3. Un pari tutto sommato giusto.

Luca Calamai

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/03/2019 23:48
 
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Serie A, Milan-Sassuolo 1-0: autogol di Lirola

Davanti ai sessantamila di San Siro decide la sfortunata deviazione del difensore (al 35’) in mischia.
Palo di Boga, espulso Consigli nella ripresa per fallo su Piatek.
È terzo posto: Inter scavalcata



Sorpasso sull’Inter. Una carambola, una sciocchezza di Consigli e poco altro: col minimo sforzo il Milan coglie un risultato importantissimo, che lo proietta al terzo posto dopo 26 giornate di campionato. L’1-0 al Sassuolo non sarà scintillante, ma conferma la solidità della difesa rossonera, ancora una volta imbattuta (soltanto 3 reti subite in 11 gare nel 2019). E vale tre punti d’oro. Gattuso ha di che essere contento, ma allo stesso tempo preoccupato: molti dei suoi uomini sembrano piuttosto affaticati e giù di tono.

MILAN STANCO — La possibilità di superare i cugini in classifica rende l’atmosfera elettrica prima del fischio d’inizio, e il Milan cerca la scossa da parte degli oltre 61mila tifosi accorsi a San Siro: il calendario fitto di impegni complicati ha tolto energia alla squadra di Gattuso, che anche nel primo tempo contro il Sassuolo mostra un po’ di stanchezza. Allo scoccare del 13° minuto, il Meazza omaggia Davide Astori, a un anno dalla scomparsa. Prima e dopo, gli emiliani sembrano sempre pericolosi, mentre il Diavolo avanza a folate. Donnarumma è costretto al lavoro come ultimamente non gli accadeva: è bravissimo ad andar giù per negare il gol d’anticipo a Djuricic, è attento sulla punizione di Berardi prima dell’intervallo, è salvato dal fuorigioco e dalla traversa su due gioielli dello scatenato Boga.

SFORTUNA LIROLA — Nella prima metà di gara Piatek ha pochi palloni giocabili, anche perché Calhanoglu non abbina la corsa alla precisione. Paquetà ha una buona chance per segnare ma cala alla distanza, mentre i più in difficoltà sembrano Bakayoko e Suso, evidentemente in condizioni fisiche non ottimali. Per sbloccare la partita, allora, serve qualcosa di estemporaneo: un corner, per esempio, che pure non è la specialità della casa rossonera. Stavolta, al 35’, il calcio d’angolo è vincente: Piatek e Musacchio cercano la deviazione, il tocco sfortunato è di Lirola che fa autogol.

CONSIGLI, CHE FAI? — Dopo aver rischiato tre volte di subire il pari, il Milan esce dagli spogliatoi per la ripresa senza riuscire a cambiare passo. Gattuso se ne accorge, toglie Bakayoko e mette Biglia. Proprio quando il Milan attraversa il momento di sofferenza peggiore, arriva l’episodio che cambia l’inerzia del match: Consigli al 19’ sbaglia il tempo dell’uscita sul lancio lungo di Kessie e atterra Piatek fuori area, beccandosi il cartellino rosso che la Var conferma a distanza di tre minuti. A quel punto, per il Milan diventa più facile ripartire: Pegolo evita il raddoppio su Kessie, ma anche Donnarumma non può dormire sonni tranquilli, perché l’ex Matri (entrato per Djuricic) lo chiama all’intervento. Il brivido finale lo regala una leggerezza di Calhanoglu, che concede a Berardi una punizione favorevolissima al 90’: sinistro alto, e Gattuso può riprendere a respirare l’aria buona del terzo posto.

Stefano Cantalupi

Fonte: Gazzetta dello Sport
02/03/2019 23:51
 
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Lazio-Roma 3-0: gol di Caicedo, rigore di Immobile e Cataldi

I biancocelesti tornano in corsa per la Champions strapazzando i cugini, ora a +3 ma con una partita in più.
I giallorossi falliscono l'aggancio all'Inter: Zaniolo si fa male, espulso Kolarov


Dopo 23 mesi la Lazio torna a vincere il derby. Apre Caicedo nel primo tempo e nella ripresa Immobile su rigore e Cataldi chiudono la pratica. Roma mandata al tappeto e rilancio a pieno titolo nei progetti Champions con una prestazione di alto livello che porta i biancocelesti a tre punti proprio dai giallorossi, con una gara da recuperare (con l'Udinese ad aprile). Si sfalda la squadra di Di Francesco con una prova senza nerbo e lucidità. Primo stop in campionato nel 2019 per i giallorossi, che si fermano in campionato dopo 8 risultati utili di fila e falliscono il salto al quarto posto.

COLPISCE CAICEDO — Al via Inzaghi rinuncia a Immobile, che parte dalla panchina causa noie muscolari. Rispetto alla gara di martedì in Coppa Italia col Milan, in difesa rientra Radu, mentre a centrocampo tornano da titolari Marusic e Luis Alberto. Un assetto a trazione anteriore, completato dalla coppia offensiva Caicedo-Correa. Di Francesco non recupera Manolas e c'è Juan Jesus ad affiancare Fazio al centro della retroguardia, che ritrova Florenzi sulla fascia destra. Cristante e Pellegrini ai lati di De Rossi in mediana. Zaniolo comincia sulla destra della prima linea. La Lazio si spinge subito al tiro: al 2', Correa calcia alto. L'argentino scatta al 5' e Juan Jesus lo ferma ai limiti dell'area: ammonizione per il brasiliano. Avvio arrembante dei biancocelesti, giallorossi sulla difensiva. Al 12' azione in velocità della Lazio, Correa ispira lo scatto di Caicedo, l'ecuadoriano controlla di destro, supera Olsen in uscita e infila di sinistro. Quarto gol in campionato per lui. Applausi dell'Olimpico al minuto 13 in ricordo di Davide Astori. La squadra di Inzaghi è gasata dal vantaggio. Luis Alberto cerca il raddoppio: Olsen è di guardia. Replica la Roma, pericolosa al 23' con Dzeko: Strakosha ribatte. La Lazio governa il gioco, Roma senza sbocchi sulla trequarti. La formazione di Di Francesco avanza solo nel finale di tempo, ma deve guardarsi dalle insidiose ripartenze avversarie. Lazio all'intervallo con un vantaggio meritato. Più briosa e determinata la squadra di Inzaghi che ha messo in difficoltà la Roma puntando forte sulle sue trame in verticale.

IMMOBILE E CATALDI — La ripresa comincia con un passo diverso da parte dei giallorossi. Al 2' Zaniolo conclude di poco a lato e due minuti dopo Pellegrini impegna Strakosha dalla distanza. Al 9' Caicedo perde l'attimo giusto in area. Un minuto dopo Milinkovic viene murato da Juan Jesus. Roma in difficoltà nel proporre la sua manovra. La Lazio si muove a gran ritmo. Al 14' rasoiata di El Shaarawy, smistata da Straskoha in angolo. Un minuto dopo spunto di Zaniolo in area: Acerbi gli sbarra la strada. Nell'azione il giallorosso subisce una botta al costato e deve uscire: entra Perotti. Al 18' Immobile dà il cambio a Caicedo, che si gode la standing ovation dell'Olimpico biancoceleste. Al 20', sostituzione nella Roma: Pastore per De Rossi con assetto molto offensivo. Al 22' prodezza di Stakosha che devia una parabola molto pericolosa di Florenzi.
Roma all'assalto, Lazio in sofferenza. Al 24’'zampata di Pastore di pochissimo a lato. Inzaghi rinsalda il centrocampo con l'ingresso di Parolo al 25' al posto di Luis Alberto e tre minuti dopo arriva il raddoppio della Lazio: lo firma Immobile su rigore, concesso da Mazzoleni per fallo di Fazio su Correa. Quinto gol nel derby della Capitale per il bomber, che è al 12esimo centro in questo campionato. Al 33' Cataldi sostituisce Correa. Al 37' Schick rileva El Shaarawy. Al 44’'arriva il tris della Lazio con una bordata di Cataldi innescato da Milinkovic. Anche il centrocampista romano esulta come Immobile, mimando la pancia per la prossima maternità della moglie. Finale ad altissima tensione con cartellini gialli a Dzeko, Radu e Kolarov, che poi si becca pure un'altra ammonizione per un fallaccio su Immobile e viene espulso. Uscendo dal campo Kolarov si indirizza verso Radu, ma viene bloccato. La Roma chiude mestamente in dieci un derby tutto da dimenticare. Al fischio finale la festa è tutta della Lazio con un 3-0 da applausi.

Nicola Berardino

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02/03/2019 23:54
 
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Serie A, Torino-Chievo 3-0: Belotti-Rincon-Zaza, l'EuroToro vola

Belotti, Rincon e Zaza lanciano la squadra di Mazzarri al sesto posto:
i granata agganciano la Lazio in classifica.
Per i granata è il sesto risultato utile di fila



Ci pensa il Gallo a stapparla, e il Toro può cominciare la manovra di decollo verso l’Europa. La missione è compiuta, il Chievo è battuto, nel recupero i granata addirittura dilagano chiudendo sul tre a zero grazie a Rincon e Zaza (due gol in campionato, entrambi al Chievo). Mazzarri aspettava il Gallo da mesi, il gol è arrivato nel momento più importante: Belotti si è sbloccato 64 giorni dopo il suo ultimo acuto in campionato (il 29 dicembre in Lazio-Torino), a novantuno giorni dalla sua ultima volta all’Olimpico Grande Torino (il 2 dicembre in Torino-Genoa). Il Toro fa festa in una domenica da record: per la sesta partita consecutiva la difesa di Mazzarri non ha subito gol, come mai accaduto in un solo campionato di Serie A a girone unico nella storia del club. Applausi a scena aperta per Salvatore Sirigu, che sale a 557’ d’imbattibilità, diventando il portiere della storia del Toro con la più lunga striscia senza prendere gol in un solo torneo di Serie A staccando il precedente primato di Castellini (di 521’).

LA SOFFERENZA — Per metà gara il Toro è la fotocopia irriconoscibile di sé stesso, il Chievo si limita a un’ordinata fase di attesa. Ne perde lo spettacolo, il grande assente nella parte iniziale in un Olimpico che ribolle di aspettative e di entusiasmo con oltre ventimila spettatori. Non è sicuramente il Torino feroce e determinato che Mazzarri si aspettava, spesso bloccato e frenato (forse) dall’ossessione di dover vincere a tutti i costi contro la cenerentola del campionato per rincorrere l’Europa. Poche idee, gioco manco a parlarne, e nessun tiro nello specchio della porta da parte di Belotti e compagni. L’unica volta in cui si affaccia dalle parti di Sorrentino è con una conclusione dalla distanza di Ansaldi (7’) fuori bersaglio. Troppo poco. Non sembra nemmeno la stessa squadra che appena sei giorni fa ha piegato, con una prestazione convincente, l’Atalanta sempre al Grande Torino. Il Chievo fa quel che può, gioca un primo tempo di disciplina tattica, non regala nulla e, anzi, al 45’ fa annotare sul tabellino l’unico tiro in porta, con Djordjevic, di questo primo tempo. Mazzarri perde nel riscaldamento Aina per infortunio, al suo posto dentro subito Ansaldi sulla sinistra, e all’intervallo rientra chiaramente contrariato negli spogliatoio.

LA GIOIA DEL GALLO — In avvio di ripresa ti aspetti la veemenza del Toro, arriva la più grossa occasione del Chievo quando Djordjevic si ritrova a tu per tu con Sirigu: il portiere granata firma un doppio miracolo e blinda il suo record d’imbattibilità (al 3’). Segnali di Toro due minuti dopo, quando Izzo di testa impegna Sorrentino: è la prima occasione per la squadra di Mazzarri che, a questo punto, si gioca tra il quinto e il quarto d’ora prima la carta Zaza (per Lukic) e poi Berenguer (per Iago Falque). Di Carlo risponde inserendo Stepinski al posto di Meggiorini. Il Toro è pericoloso con Belotti (21’), ma sottoporta non aggancia una palla scodellata su punizione da Berenguer. La gara si fa spigolosa, diventa un continuo duello uno contro uno, l’agonismo sale. Si vive di fiammate, come quando Sorrentino mette i guantoni sul match opponendosi a un bel calcio di punizione di Zaza (30’) dalla distanza. E’ il preludio del vantaggio granata: perché un minuto dopo Belotti scarica un destro potente dai venticinque metri che s’insacca dritto nell’angolo alla sinistra di Sorrentino. Alla festa granata si aggiungono, nel recupero, anche Rincon con un missile dritto all’incrocio e Zaza con un diagonale preciso. Soffre, vince e nel finale dilaga: è un Toro d’Europa.

Mario Pagliara

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/03/2019 15:38
 
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Serie A, Genoa-Frosinone 0-0.
Grifone, un’occasione persa

Partita combattuta, ma senza tante occasioni da gol a Genova.
Cassata si fa espellere al 34’, la squadra di Prandelli però non incide e raccoglie soltanto un punto



Sesto risultato utile di fila per il Genoa di Prandelli, ma il pari con il Frosinone, in dieci uomini per 61 minuti dopo l’espulsione nel primo tempo di Cassata, ha tutta l’aria di un’occasione gettata al vento contro un avversario che resiste sino alla fine e porta a casa un punto pesante. Il primo tempo è una sorta di gara-fotocopia, da parte del Frosinone, della partita (vinta) al Ferraris contro la Sampdoria tre settimane fa. La squadra di Baroni fa un pressing altissimo, cerca di tenere i ritmi alti e di far ragionare poco gli uomini di Prandelli che, almeno sino a quando le squadre rimangono in parità numerica, faticano a rendersi pericolosi. In parte perché il gioco del Genoa latita, in parte perché gli ospiti, schierati con un 3-5-2, passano al 5-3-2 in fase di non possesso, con Paganini e Molinari che si abbassano sulla linea dei difensori. Il difetto del Frosinone è quello di non concretizzare mai tanta pressione. Le occasioni migliori, sino a metà gara, sono dei rossoblù, che al 28’ sfiorano il vantaggio con una punizione di Sanabria a lato di poco. La svolta della gara arriva però al 33’, quando Cassata commette un duro (ed inutile) intervento su Biraschi proprio sulla linea di centrocampo, che gli costa il rosso diretto. Fatalmente, il Frosinone deve allentare la pressione, ma prima dell’intervallo i rossoblù creano comunque poco, a parte una conclusione di Bessa centrale e bloccata da Sportiello.

PENSACI TU — Nella ripresa Prandelli si affida a Pandev (fuori Biraschi), alla gara numero 400 in serie A, per dare più vivacità alla manovra offensiva rossoblù e passa al 4-2-3-1. Il Frosinone prova a resistere, gioca con nove uomini nella propria metà campo, prova ad abbassare i ritmi, mentre il Genoa cresce. Sanabria (12’) colpisce di testa sopra la traversa, ma i rossoblù spesso sbattono contro la difesa del Frosinone. Troppo prevedibile la manovra dei padroni di casa, e la squadra di Baroni (che sostituisce Pinamonti con Ciofani) ne approfitta per difendere senza troppi affanni lo zero a zero. Soltanto intorno alla mezz’ora la spinta del Genoa diventa continua, soprattutto sulla corsia di sinistra con Criscito. L’ingresso di Ciofani al posto di Pinamonti dà più vivacità al gioco ospite, e il risultato non cambia. Il pubblico di casa non gradisce: dalla gradinata nord arriva qualche fischio. Non era mai successo nella gestione-Prandelli.

Filippo Grimaldi

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/03/2019 20:04
 
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Spal-Sampdoria 1-2, doppietta di Quagliarella, gol di Kurtic

I blucerchiati passano a Ferrara con due gol del capitano nel primo tempo.
Nella ripresa annullato una rete a Floccari con la Var: alcuni tifosi abbandonano lo stadio.
Nel finale il centrocampista riapre la partita, ma nei 7' di recupero il risultato non cambia



L’incubo Var per la Spal e FQ27 per la Samp: undici minuti per farne due, 24 per prendere pure un palo. La partita che doveva riportare la Spal alla vittoria in casa dopo oltre 5 mesi è caratterizzata (ancora) dalla tecnologia ma pure dallo show di Fabio Quagliarella che – poi costretto a uscire nella ripresa per un risentimento alla coscia destra – abbatte i ferraresi in un primo tempo pieno di superiorità e lungo una ripresa timbrata dalla Var di Manganello. Già, perché alla Spal viene annullato un gol di Floccari per fuorigioco di mezzo braccio di Petagna al minuto 15 s.t. (e la Curva Ovest, per protesta, ritira gli striscioni e abbandona in parte il settore) e questo fa ripiombare il Mazza negli incubi di Spal-Fiorentina, quando un 2-1 divenne un immediato 1-2 per i viola. Poi, il gol buono lo fa nel finale Kurtic (punizione) ma vanno dette due cose: la Samp ha condotto in lungo e in largo, poi è chiaro che quel 2-1 (poi virtuale) ad inizio ripresa avrebbe potuto cambiare qualcosa. Chissà. Resta il fatto che la Spal vive un altro incubo Var e che la Samp vola nel suo cammino verso un aggancio europeo.

QUAGLIA SHOW — Semplici torna in panchina (dopo aver saltato per una operazione Sassuolo-Spal) e deve ancora fare a meno di Lazzari. Giampaolo ha ovviamente Quagliarella nel mondo degli Speciali e Saponara qualche passo indietro: in mezzo al campo c’è Ronaldo Vieira, guineese con cittadinanza portoghese naturalizzato inglese, 20 anni, regista, spalleggiato da Praet e Linetty. Davanti, il tecnico della Samp, affianca Gabbiadini e non Defrel a Quagliarella mentre la Spal si presenta con Floccari (e non Antenucci) spalla di Petagna. La Spal si ritaglia subito una punizione con Kurtic ed è l’unica fiammata vera del primo tempo perché poi la Sampdoria comincia a macinare gioco, superiore per movimenti e tecnica: Saponara regna in mezzo al campo, Bereszynski fugge a destra mette in mezzo e Quagliarella fa la prima magia su tentativo di testa (inutile) di Cionek. Zero a uno. Passano sette minuti e questa volta Saponara crossa da destra, palla a Linetty mai coperto e spesso solo, cross pulito e ancora Quagliarella: zero a due. La Spal soffre ovunque tranne che con Fares a sinistra ma poi, su altra distrazione e liscio difensivo, Quagliarella calcia senza pensare: Viviano è battuto, palo. Una musica la Samp, un pianto – in quel primo tempo – la Spal.

VAR — Quella Spal che nella ripresa comincia meglio, quantomeno con la voglia di ribaltare il risultato o rimettersi in gara: non succede tanto ma – come due settimane fa contro la Fiorentina – ancora la Var annulla una rete dei ferraresi. Punizione di Kurtic da sinistra, Floccari salta altissimo, 1-2 che pare scolpito nella roccia e invece no: l’arbitro Pasqua si ferma, riceve istruzioni da Manganelli (addetto alla Var), va al video e annulla per un (pare millimetrico) fuorigioco di Petagna che ostacolo il difendente. Lo stadio Mazza, che contro la Fiorentina aveva vissuto quel vantaggio virtuale poi annullato – comincia a perdere la pazienza: la Curva Ovest ripiega gli striscioni, la gente esce dallo stadio, la gara va avanti ma si vede che la Spal è presa dall’avvilimento per un’altra situazione tecnologica-contro. Partita che procede con piccoli sussulti, Giampaolo è costretto a cambiare i suoi due artisti del primo tempo (Saponara e Quagliarella), Semplici finisce la gara con 4 punte e un gol di Kurtic su punizione. Sette minuti di recupero sono la chiosa di una gara ancora caratterizzata dalla Var, ma la Sampdoria – in quel primo tempo pieno di superiorità - ha costruito una vittoria precisa. Però, dicono i ferraresi, dateci quel gol al 15’st e magari tutto sarebbe potuto cambiare. Legittimi pensieri.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
03/03/2019 20:08
 
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