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Campionato di calcio Serie A stagione 2018/2019

Ultimo Aggiornamento: 27/05/2019 00:22
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Parma-Roma 0-2: gol di Cristante e Under

Seconda vittoria consecutiva per i giallorossi che salgono
momentaneamente al quinto posto a -2 dalla Lazio quarta



Una Roma dai due volti vince anche a Parma, si porta a casa la terza vittoria nelle ultime quattro partite (unico k.o. con la Juve) e si regala un Capodanno quantomeno sereno, anche in virtù dei risultati delle altre rivali dirette per la Champions. Due volti perché nel primo tempo i giallorossi sono sembrati lenti e prevedibili, mentre nella ripresa (complice anche un calo fisico dei padroni di casa) hanno cambiato decisamente marcia, dominando il match a lungo e portandolo a casa con le reti di Cristante e Under. Il turco, in particolare, ha giocato una ripresa da applausi, facendo la differenza per qualità e giocate individuali.

IN BILICO — D'Aversa deve fare a meno di Inglese (fuori causa per un virus gastrointestinale) e allora sposta Gervinho centrale e mette dentro Biabiany a sinistra. Di Francesco, invece, rilancia Dzeko dal via dopo 9 partite e a sinistra opta per Kluivert. La Roma tiene il pallino del gioco quasi sempre, ma quello giallorosso è un possesso palla sterile (59% nel primo tempo) ed anche il conto dei tiri (9-3 dopo 45 minuti) non rispecchia i valori in campo. Nel senso che al netto della differenza di qualità tra le due squadre, il Parma si distingue per voglia e compattezza, contro una manovra, quella giallorossa, lenta e prevedibile. Deiola lavora bene in mezzo al campo, Bruno Alves dietro accorcia e aiuta in fase d'impostazione e Gervinho ogni tanto prova ad accelerare. Di là ,invece, Nzonzi continua a incasellare partite al rilento (terribile un errore al 33' da buona posizione in area, dove il francese calcia come peggio non si può), Dzeko non può essere ovviamente al massimo della forma e i due esterni, Kluivert ed Under, si accendono solo a tratti. Così le prime due fiammate (Gervinho da una parte e Dzeko dall'altra) vengono neutralizzate da Olsen e Sepe, ma in entrambi i casi c'è il fuorigioco (chiamato a fine azione) che incombe. E al 27' è proprio il Parma a sfiorare il vantaggio con Siligardi, che a tu con tu con Olsen non trova di meglio che calciargli di fatto addosso. Scampato il pericolo, la Roma si riorganizza e prova a imbastire qualche trama migliore della prima mezzora. Così al 41' sono proprio i giallorossi ad andare ad un soffio dal gol, con Under che taglia rasoterra una palla meravigliosa su cui però Kluivert, sul palo opposto, arriva in ritardo e spedisce al lato. I primi 45' si chiudono così, con l'impressione che se la Roma vuole vincere la partita debba per forza cambiare qualcosa, mentre per il Parma il pari è più che meritato.

DOMINIO GIALLOROSSO — Ed invece nella ripresa la Roma entra con maggior convinzione, anche se poi il vantaggio nasce su calcio da fermo, al 13': angolo perfetto a rientrare di Under, a Cristante basta toccarla con la nuca sul primo palo per beffare Sepe. Poi un minuto dopo, però, Di Francesco è costretto a fare a meno di Manolas, che su un recupero difensivo accusa un problema muscolare alla gamba destra. Dzeko, che ci aveva già provato al 7' da fuori, si rende pericoloso in area anche al 18', ma nel complesso è proprio tutta la macchina giallorossa che sembra girare molto meglio rispetto al primo tempo. Ed infatti le occasioni piovono in serie: prima Under sfiora il colpo da fuori, poi Dzeko spreca un quattro contro due calciando su Sepe, infine è ancora Under di piatto a insaccare il raddoppio, su iniziativa di Lorenzo Pellegrini, entrato in campo da pochi secondi. La partita di fatto finisce qui, con Dzeko che cerca il gol in un paio di altre volte e Under che sfiora la doppietta personale al 40' con un numero di alta scuola. Finisce così, con la Roma che fa un passo in avanti verso la Champions (la Lazio quarta è ora distante 2 lunghezze) e il Parma che chiude un 2018 comunque assai positivo.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/12/2018 23:43
 
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Sassuolo-Atalanta 2-6, tripletta di Ilicic

Lo sloveno subentra e decide la partita.
La squadra di Gasperini sale a 4 punti dalla zona Champions


È sparito il Sassuolo. Ma sparito sparito. Se ne sono viste due tracce (durante una gara persa e strapersa) più per volontà che per meriti veri, perché per il resto c’è stata l’Atalanta, tanta Atalanta, troppa Atalanta: tripletta di Ilicic, gol e traversa di Gomez, poi Mancini e Zapata. Due a sei, e i numeri danno con evidenza innocenti e colpevoli. La gara è durata il tempo per far illudere i neroverdi, all’inseguimento ma poi quasi sempre schiacciati e infine umiliati da un risultato che riporta alla mente quello 0-7 contro l’Inter in casa datato settembre 2013. Una batosta allora e ancor più fragorosa adesso. De Zerbi dovrà lavorare su testa e gambe: fisicamente e nei meccanismi quel bel Sassuolo di inio stagione si è liquefatto.

ASSETTI — De Zerbi sceglie Matri al centro dell’attacco (e sbaglierà anche un gol quasi fatto), mette Babacar in panchina e proprio lì, accanto a lui, rivede Boateng dopo l’infortunio patito contro il Parma che lo ha lasciato out quasi due mesi. La missione è una soltanto: vincere in casa, cosa che non succede dal 3-1 all’Empoli, gara datata 21 settembre 2018. L’Atalanta, invece, vuole continuare a sfruttare il suo buon momento dopo il 2-2 con la Juventus, l’emersione dopo un avvio difficile e quell’eliminazione (primordiale) dall’Europa League: Gasp punta ovviamente su Zapata e dietro a lui mette Barrow e unp scatenato Gomez; Palomino è in mezzo alla difesa, dentro Pasalic e fuori Ilicic (che poi entrerà spaccando ulteriormente e completamente la partita).

SUPERIORITÀ — L’Atalanta asfissia da subito, il Sassuolo agisce di contropiede e non è la solita macchina da guerra di De Zerbi, perché ha poco fiato, paura di sbagliare e perché si trova a lavorare più coi palloni lunghi che con fraseggi. Dopo la prima occasione firmata (o quasi) da Matri (il numero 10 viene tappato da Palomino dopo palla filtrante di Locatelli al 10’), ecco che l’Atalanta lavora la palla e la nasconde: arriva al gol con Zapata di testa su punizione di Gomez al 19’ e al raddoppio proprio col Papu che si accentra, esplode il sinistro oltretutto toccato da Magnani. Gomez non segnava dall'11 novembre, due a zero per Bergamo e nel mezzo dell’esondazione atalantina c’è un’occasione per Matri: solo, girata a lato, gol sbagliatissimo. Al minuto 44’, poi, la superiorità è schiacciante: solo Consigli evita lo 0-3 alla fine del primo tempo su tiro di Zapata.

LUNA PARK — Il Sassuolo s’illude all’inizio del secondo tempo: de Zerbi deve aver urlato di tutto ai suoi che rientrano trovando il 2-1. Volata di Duncan a destra, Mancini non copre e l’interno con gli occhi delle big addosso infila la palla di potenza sul primo palo. Reazione definitiva? No: perché l’Atalanta su angolo battuto da Gomez vede Hateboer fare la torre per Mancini che tutto solo infila il 3-1. Ma il Sassuolo è bestia da calcio che non se ne sta buona: tiro di Duncan da fuori area, deviazione di Palomino e 3-2. Un inizio di Lato B da Luna Park. In cui poi entra Boateng, Di Francesco sfiora il pari (Berisha respinge di piede), con Gasp che infila Ilicic per il bravo Barrow: c’è ancora tempo per una traversa colpita da Papu Gomez (su mezza magia proprio di Ilicic) e per la definitiva e schiacciante vittoria dell’Atalanta che con la tripletta di Ilicic arriva al 2-6. Brutta botta per De Zerbi, i problemi sono enormi. Di tenuta e carattere.

Matteo Dalla Vite

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/12/2018 23:46
 
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Udinese-Cagliari 2-0, Pussetto show stende i rossoblu

I friulani dopo cinque turni ritrovano la vittoria e si allontano dalla zona retrocessione.
Cragno para un rigore a Lasagna. In rete anche Behrami.
Espulsi Ceppitelli e Mandragora



Al terzo scontro diretto consecutivo l’Udinese fa un passo (importante) verso la salvezza, ritrovando la vittoria dopo due pareggi e segnando finalmente più di un gol in casa, come non le succedeva da più di un anno. Il passo del Cagliari invece è indietro, e clamoroso, rispetto alla vittoria con il Genoa. Alla fine di una partita anche nervosa (due rossi e due ricorsi al Var di Mariani), ma giocata con ben altra determinazione, la vittoria della squadra di Nicola è indiscutibile, considerando anche il rigore del possibile 3-0 sbagliato da Lasagna.

LE SCELTE — Nessuna sorpresa da Nicola, ad eccezione di Behrami (che rientra) impiegato da interno destro, con Mandragora riportato davanti alla difesa. Il vivacissimo D’Alessandro è confermato sulla fascia sinistra, con Lasagna-Pussetto coppia offensiva. Per Barak, rientrato da poco, ancora un inizio in panchina. Varie novità invece nel Cagliari: Maran non chiede straordinari dal 1’ a Pavoletti, tornato da poco, e con pochi allenamenti alle spalle, dopo un infortunio: al suo posto Cerri, con Ionita mezzala e Joao Pedro recuperato in extremis da trequartista alle spalle delle punte. Sulla sinistra della linea difensiva né Padoin né Pajac, ma Pisacane, che lascia a Romagna il ruolo di centrale accanto a Ceppitelli.

PRIMO TEMPO — Solo un paio di brividi per i due portieri prima del gol che stappa la partita: al 17’ un tiro di Larsen - da subito il migliore dell’Udinese - respinto con i pugni da Cragno (e Pussetto conclude male sugli sviluppi dell’azione), al 27’ risposta simile di Musso a un colpo di testa di Cerri su suggerimento di Joao Pedro. L’1-0 Udinese è un premio alla tenacia di Opoku che conquista un pallone trasformato in assist da Larsen con un immediato cambio gioco: Pussetto ruba il tempo a Srna, in ritardo, e sblocca la partita con un diagonale di sinistro. Giusto così perché fino a quel momento l’Udinese ha se non altro attaccato di più: inconsistente il Cagliari soprattutto dalla metà campo in su, l’unica scossa dopo lo svantaggio arriva da Joao Pedro, che conclude aprendo troppo il tiro dopo uno-due con Bradaric.

SECONDO TEMPO — La partita gira definitivamente dopo 5’ della ripresa, quando Ceppitelli abbocca alla pressione di Pussetto che gli ruba palla, vola in porta e viene atterrato dal difensore rossoblù: rosso ma senza gol convalidato a Lasagna (che era arrivato da dietro a segnare) erché l’arbitro aveva fischiato prima della conclusione. In dieci il Cagliari crolla, dopo meno di 10’: su servizio da sinistra di D’Alessandro, Pussetto spalle alla porta serve Behrami che indovina lo spiraglio giusto. Lasgana potrebbe chiudere la partita al 14’, quando Barella in ritardo, lo atterra in area, ma il centravanti bianconero si fa respingere la conclusione dal dischetto da Cragno. Al Cagliari non basta che al 33’ venga ristabilita la parità numerica, per fallo di Mandragora su Cerri. Anzi, è l’Udinese che per due volte va vicina al 3-0: prima reclamando un rigore per trattenuta in area di Cerri su Larsen (ci stava il rigore) e poi, al quinto minto di recupero, con l’ennesimo tentativo di Fofana, murato da Cragno.

Andrea Elefante

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/12/2018 23:49
 
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Napoli-Bologna 3-2: doppio Milik e Mertens, Ancelotti torna a sorridere

Partita sulle montagne russe:
ai partenopei servono due gol del polacco e il guizzo decisivo di Mertens per piegare i rossoblu



La strana coppia tiene il Napoli aggrappato alla Juventus, anche se 9 punti di distacco sono davvero tanti. Ma il San Paolo vuole crederci. La doppietta di Milik, dieci gol in campionato, e la rete vincente di Mertens, che non segnava dal 2 novembre, hanno evitato il sorgere di una crisi. Perché c’è da dire che il Bologna ha giocato una partita esemplare, soprattutto sul piano tattico, mentre la difesa napoletana ha incassato due gol su altrettante palle inattive. Ottima la prestazione di Palacio che, da solo, ha mandato in tilt la difesa napoletana.

NOVITÀ — Ancelotti deve fare a meno degli squalificati Koulibaly e Insigne e dell’infortunato Hamsik. Le assenze gli danno l’opportunità di riproporre Simone Verdi, al rientro dopo l’infortunio muscolare. Con lui, c’è pure Malcuit, sulla destra. Inzaghi, invece, punta su Palacio alle spalle di Santander e prova a giocarsi la partita. Insomma, niente barricate, il suo Bologna non vuole sapere di arrendersi prima ancora d’iniziare. E sono proprio gli emiliani che sorprendono per la partenza sparata. Poli (4’) sfiora il palo con un tiro d’esterno destro su suggerimento di Palacio. Quattro minuti più tardi i due si ripetono, stavolta Meret para.

ANCORA MILIK — Il Napoli gioca molto sulle fasce, dove Malcuit e Ghoulam spingono con insistenza. Il gol, però, arriva nel bel mezzo di una mischia e lo segna Arek Milik dopo due tentativi di Mertens respinti dalla difesa avversaria. Il collettivo di Ancelotti ha l’opportunità per raddoppiare, ma sul tiro a giro di Mertens (25’) Skorupski si supera volando all’incrocio dei pali e deviando in angolo. Un quarto d’ora di pressione azzurra, poi il Bologna riprende a affacciarsi nella metà campo napoletana. Santander calcia a lato (29’) da buona posizione. Ma è sempre Milik a tenere in apprensione i due difensori centrali di Inzaghi: al 33’ stacca sull’angolo di Ghoulam, il pallone pizzica la traversa. Un minuto dopo ancora lui, sempre di testa, sul cross di Verdi, la palla finisce di poco fuori.

STACCO VINCENTE — Stacca Milik, ma stacca anche Santander, sul finire del primo tempo (37’), per deviare in rete la sponda di Palacio sulla punizione battuta da Poli. Qualche minuto dopo l’attaccante è costretto a lasciare il campo per un problema muscolare. Al suo posto, Inzaghi inserisce Falcinelli. Un brutto colpo, per il Napoli, il pareggio del Bologna. Anche perché Ancelotti avrebbe preferito andare all’intervallo con il gol di vantaggio. Ma i suoi difensori non sono nella serata migliore, l’assenza di Koulibaly pesa.

DECIDE MERTENS — E’ più deciso, il, Napoli, nella ripresa. La pressione è costante, il Bologna è costretto a arretrare. A 6’, Malcuit s’inventa un cross d’esterno destro sul quale si avventa Milik, sovrastando Mattiello per battere Skorupski. Stavolta, però, i napoletani sono più attenti, concedendo all’avversario soltanto qualche ripartenza, come al 10’ quando Palacio mette fuori di testa un cross di Mattiello. Ancelotti richiama in panchina Verdi e Ghoulam per inserire Fabian Ruiz e Mario Rui, mentre Inzaghi sostituisce Svanberg con Nagy. Il Bologna non molla, vuole il pareggio e lo ottiene al 35’, ancora su palla inattiva. La punizione di Pulgar viene girata di testa in rete da Danilo. Ci vuole la giocata del singolo, in ogni modo, per consentire al Napoli di ritornare in vantaggio. Ed è quella di Mertens (43’) che infila il pallone sulla destra dell’estremo difensore bolognese. Un gol insperato, che regala ad Ancelotti tre punti pesanti. Ma il Bologna non avrebbe rubato nulla se avesse tenuto il pareggio.

Mimmo Malfitano

Fonte: Gazzetta dello Sport
[Modificato da binariomorto 29/12/2018 23:54]
29/12/2018 23:53
 
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Milan-Spal 2-1: decide Higuain, dopo i gol di Petagna e Castillejo.
Suso espulso

I rossoneri vincono in rimonta e riavvicinano il quarto posto: Lazio a un punto.
Lo spagnolo vede rosso e salta la Supercoppa con la Juve. Donnarumma super nel finale


Il Milan ritrova la vittoria, quello di cui squadra e allenatore avevano più bisogno. Non tanto per la classifica che resta compressa, quanto per salvare la panchina e dimostrare di essere ancora competitivi. Rino si affida al modulo che conoscono meglio lui e i giocatori: a farne le spese è Cutrone, in panchina per fare spazio a Castillejo a sinistra e al recuperato Suso a destra. Nella Spal il pericolo è Petagna. Dalla partenza lanciata i rossoneri sembrano voler inviare un messaggio a tutto l'ambiente: noi siamo con l'allenatore. E per mettere subito le cose in chiaro ecco una serie di calci d'angolo e una pressione che resta costante dalle parti di Gomis. Su uno dei tanti corner, Romagnoli segna ma il vantaggio è subito cancellato della Var per fuorigioco. Così alla prima uscita avversaria Petagna ha il tempo di girarsi (Romagnoli non gli copre lo spazio) e di calciare: una deviazione inganna Gigio e su San Siro cala il silenzio. Quando il Milan incontra la prima difficoltà si scioglie, era stata l'ultima autocritica dell'allenatore: stavolta invece la reazione c'è ed è immediata con Castillejo, che fa subito pari con un missile mancino. Dopo 395 minuti il Milan ritrova il gol. E subito si rimpossessa del gioco e della partita: le occasioni migliori per ribaltarla sono di Bakayoko, che alza sopra la traversa, e Calhangolu, a lato.

FINALMENTE HIGUAIN — Fino a quel momento, inteso come il gol di Higuain, il Milan sembrava aver calato il ritmo. I cambi di Rino hanno prodotto la scossa: è la discesa di Calabria ad avviare l'azione, rifinita da Calhanoglu, che permette al Pipita di ritrovarsi la palla tra i piedi. Controllo e ricerca dello spazio sono perfetti, il bolide sganciato sotto la traversa ugualmente preciso. Inizia qui la festa di San Siro: l'attaccante è travolto dai compagni, abbraccia l'allenatore, esulta finalmente di una rabbia positiva. Rimessa la partita sui binari giusti e sbloccato il proprio centravanti, il Milan pensa a controllare la partita, e la Spal fa poco per scardinare l'ordine rossonero. A Bakayoko e Calhanoglu replicano Cionek e Petagna, tutti con molta meno freddezza di Higuain. Il più preciso sarebbe Fares ma c'è spazio per l'ennesimo miracolo di Donnarumma. Così San Siro ha ritrovato tutti i suoi eroi.

Alessandra Gozzini

Fonte: Gazzetta dello Sport
29/12/2018 23:57
 
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SERIE A 2018/2019 19ª Giornata (19ª di Andata)

29/12/2018
Juventus - Sampdoria 2-1
Chievo - Frosinone 1-0
Empoli - Inter 0-1
Genoa - Fiorentina 0-0
Lazio - Torino 1-1
Parma - Roma 0-2
Sassuolo - Atalanta 2-6
Udinese - Cagliari 2-0
Napoli - Bologna 3-2
Milan - Spal 2-1

Classifica
1) Juventus punti 53;
2) Napoli punti 44;
3) Inter punti 39;
4) Lazio punti 32;
5) Milan punti 31;
6) Roma punti 30;
7) Sampdoria punti 29;
8) Atalanta punti 28;
9) Torino punti 27;
10) Fiorentina punti 26;
11) Sassuolo e Parma punti 25;
13) Cagliari e Genoa punti 20;
15) Udinese punti 18;
16) Spal punti 17;
17) Empoli punti 16;
18) Bologna punti 13;
19) Frosinone punti 10;
20) Chievo(-3) punti 8.

(-3) Il Chievo sconta la penalizzazione per la sentenza del Tribunale della Federcalcio.

(gazzetta.it)
29/12/2018 23:58
 
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Juventus campione d'inverno e campionato che va in pausa (secondo il modello inglese) fino al 19 gennaio prossimo con gli anticipi della 20ª giornata (1ª di ritorno).

Buone feste a tutti !
30/12/2018 00:01
 
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Roma-Torino 3-2: El Shaarawy firma il gol vittoria, dopo la rimonta granata

Avanti di due gol con Zaniolo e Kolarov,
i giallorossi si fanno raggiungere da Rincon e Ansaldi,
prima di trovare la vittoria con una rete del Faraone:
Di Francesco è quarto



Una vittoria pesantissima per la Roma, un bel carico di rammarico per il Torino. Perché poi la Roma la partita l'ha condotta a lungo nel primo tempo, tranne poi vedersela scivolare dalle mani a metà ripresa per riprenderla poi in corsa. Decisivo il gol finale di El Shaarawy, anche se a fare la differenza tra i giallorossi sono stati soprattutto Kolarov e Zaniolo. Il Torino, invece, dopo un primo tempo grigiastro ha tirato fuori il cuore e l'orgoglio che gli appartengono, riequilibrando partita e valori in campo e sfiorando nel finale con Belotti anche il 3-3. Per i granata è la prima sconfitta esterna in campionato, per la Roma la quarta vittoria nelle ultime 5 sfide di A. Il che, in attesa delle sfide di Lazio e Milan, riporta i giallorossi al quarto posto, in piena zona Champions.

ZANIOLO SUPER — Di Francesco perde Under (problema alla coscia sinistra, 26esimo infortunio muscolare della stagione giallorossa) dopo appena 6' di gioco, ma trova una Roma che giostra le danze a lungo. Zaniolo è in un formato strepitoso, Karsdorp dietro offre garanzie mai immaginate prima e Lorenzo Pellegrini e Cristante sono praticamente i padroni del centrocampo. Dall'altra parte, invece, ci sono tantissime difficoltà, soprattutto nella costruzione del gioco, considerando anche che in mezzo mancano Baselli e Meité. Così al 15' la Roma passa con Zaniolo, che prima impegna dal basso Sirigu, poi sulla ribattuta arpiona il pallone di destro e insacca di sinistro. I giallorossi creano un altro paio di azioni pericolose con Manolas (testa fuori) e Pellegrini (tiro centrale), fino al raddoppio del 34', quando Karsdorp accelera centralmente e serve di esterno un pallone d'oro a El Shaarawy, che Sirigu non può che mettere giù: calcio di rigore di Kolarov e 2-0 di piatto. Sembra finita, anche perché al 46' El Shaarawy si divora il 3-0 a tu per tu con Sirigu sull'ennesima pallone messo dentro da Kolarov. Un minuto prima dell'intervallo, però, il Torino ha finalmente un sussulto e su di una ripartenza a campo aperto Belotti pesca bene Iago Falque, che di sinistro colpisce il palo esterno.

CUORE GRANATA — La ripresa si apre con la Roma che dilapida ancora una volta l'occasione per il 3-0, con Dzeko che di piatto praticamente appoggia il pallone tra le braccia di Sirigu da dentro l'area piccola. Il fatto, però, è che il Torino è una squadra profondamente diversa rispetto al primo tempo, non solo dal punto di vista della voglia e del carattere. Così al 6' Rincon accorcia le distanze con un piattone chirurgico dal limite sul palo lontano di Olsen e Aina (tra i migliori degli ospiti) poco dopo ha anche l'occasione per il clamoroso pari. E la Roma? Sembra rimasta negli spogliatoi sia con la testa sia con le gambe, con Dzeko e Zaniolo che cincischiano davanti alla porta. Mazzarri capisce il momento e si gioca la carta Zaza (con Iago Falque che va via polemicamente dal campo) per aggiungere peso e pericolosità al fronte offensivo granata. Così a mettere le ali al Torino è Ansaldi, che prima sfiora il palo su punizione, poi al 22' pareggia i conti con un bel destro al volo dal limite (finta decisiva di Parigini davanti a Olsen). In mezzo la Roma reclama per un presunto fallo di mano di Lyanco in area (per il Var Irrati è tocco con la spalla). Sul 2-2 i giallorossi passano al 4-2-4 (dentro Schick), ritrovando un po' di verve e anche il gol con El Shaarawy (bello il no look di Pellegrini). Oramai è una corrida e ogni azione può essere fatale. Belotti reclama il rigore, Dzeko impegna di piedi Sirigu, ancora Belotti sfiora il 3-3 con una spaccata in corsa. L'ultima carta di Mazzarri è allora Berenguer, con il Toro che passa anche lui al 4-2-4. In pieno recupero il gol annullato a Kolarov per fuorigioco (giusto). Finisce così, con la Roma che inaugura il 2019 in campionato con una vittoria e il Toro che va a casa immalinconito.

Andrea Pugliese

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/01/2019 12:43
 
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Serie A, Udinese-Parma 1-2, Gervinho firma la vittoria

Alla Dacia Arena, gli emiliani festeggiano la quinta vittoria in trasferta.
Al rigore di Inglese risponde Okaka, poi il gol dell'ivoriano chiude il match



E il Parma va, va soprattutto in trasferta: quinta vittoria fuori casa per questa squadra che non sa pareggiare, ma consolidare la sua identità assolutamente sì. Questa vittoria dice che i suoi 28 punti sono tantissimi ma meritati, questa sconfitta dice all’Udinese che la strada verso la salvezza è ancora lunga. Dopo tre risultati utili consecutivi e due partite senza prendere gol, arriva uno schiaffo alle certezze faticosamente trovate da Nicola, a cui non basta il gol trovato subito dal neo acquisto Okaka.

LE SCELTE — Nicola decide per l’"all in": il neo acquisto Okaka non ha ancora i 90’, ma il tecnico - a cui mancano, fra gli altri, gli squalificati Mandragora e Pussetto - preferisce giocarselo subito al fianco di Lasagna, arretrando De Paul nel ruolo di mezzala. Una sola "sorpresa", ma in realtà era un ballottaggio, da D’Aversa: Biabiany e non Siligardi a completare il tridente con il rientrante Inglese e Gervinho. A centrocampo Deiola (ultima con il Parma?) preferito a Dezi e Stulac da play, con Scozzarela, appena recuperato, in panchina. L’ultimo arrivato Kucka, come annunciato ieri, inizia in panchina.

PRIMO TEMPO — Al Parma bastano meno di 8’ per guadagnarsi la possibilità di mettere in discesa la partita: un’iniziativa di Gervinho poco dentro il limite dell’area viene contrastata prima da Opoku (che non fa fallo) e poi da De Paul: l’intervento dell’argentino è evidentemente falloso quanto avventato, visto che l’ivoriano non sta puntando la porta, ma a Mazzoleni serve l’aiuto della Var per concedere il rigore, che verrà trasformato da Inglese. A quel punto il Parma ha ancora più buon gioco a sviluppare il suo calcio semplice ma concreto e emergono ancora di più le difficoltà dell’Udinese, che rimpiange gli assenti (la regia è orfana di Mandragora, e si sono visti gli impacci di Behrami) e non trova in Lasagna (non al meglio), in Okaka (arrugginito) e De Paul (discontinuo) i terminali in grado di compensare uno sviluppo della manovra faticoso e disordinato. Le occasioni- gol, se così si possono chiamare, sono dunque solo due: al 19’ un colpo di testa alto di Lasagna, su cross di D’Alessandro, e al 28’ una chance sprecata da Larsen, pescato con un invito perfetto di De Paul. Per il Parma nessun’altra chance pericolosa, ma la costante sensazione di poter fare male in ripartenza, grazie alle iniziative di Gervinho e allo straordinario lavoro di Inglese (è pronto per il c.t. Mancini, che non a caso lo segue con grande interesse) su tutto il fronte offensivo.

SECONDO TEMPO — Ad inizio ripresa (3’) il Parma potrebbe ammazzare la partita, ma un tiro preparato bene ma angolato male da Inglese è il prologo del pareggio Udinese: fa tutto Okaka, costruzione di forza e conclusione di testa, dopo una mezza mischia in area. Ma l’1-1 non scompone il Parma, che in ripartenza con Gervinho trova sempre modo di creare insidie, come al 15’ quando incassa ad un suo slalom irresistibile Biabiany e mira alto un comodo tiro per il 2-1. E’ un presagio, si capirà poco dopo, per l’Udinese, che perde l’occasione per andare in vantaggio a cavallo del 21’ (colpo di testa di Lasagna parato da Sepe e sulla respinta palo esterno di De Paul) e del 22’ (ancora De Paul e ancora un prodezza del portiere che vola all’incrocio dei pali a togliere il tiro a giro dell’argentino). E paga un minuto dopo quando Stulac, coperto male da D’Alessandro, lancia la cavalcata di Gervinho che in faccia alla porta evita Opoku e Musso e non sbaglia. Poi ci penserà ancora Sepe (su Machis e poi ancora De Paul, con l’aiuto del palo) a blindare l’ennesimo blitz gialloblù.

Andrea Elefante

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20/01/2019 12:49
 
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Serie A, Inter-Sassuolo 0-0: De Zerbi ferma Spalletti

Il girone di ritorno dei nerazzurri inizia senza gol.
Nel finale i neroverdi sfiorano il colpaccio



Oltre diecimila bambini e nemmeno un gol da festeggiare. Non sapremo mai come suona un boato post-rete creato da soli voci “bianche”. Inter e Sassuolo sprecano un’occasione più unica che rara, chiudendo sullo 0-0 la gara dei BUU, intesi come “Brothers Universally United”. Ma non è per troppa “fratellanza”, o per non scontentare nessun bimbo (ce n’erano anche del Sassuolo), che le due squadre si prendono un punto a testa. Il pareggio è frutto di due tempi simili per svolgimento, con i neroverdi a comandare nelle parti iniziali e i nerazzurri ad andare all’assalto, creando pericoli, in quelle finali. Nel recupero il Sassuolo legittima ulteriormente il risultato (o forse recrimina), quando i subentrati Boga e Bourabia mettono paura alla Curva Sud, oggi più rumorosa di quella Nord. Sassuolo guidato da un Boateng sontuoso (manca solo l’acrobazia gol nel finale), Inter con Icardi poco coinvolto, e che non trova il bersaglio di testa nell’unica occasione vera (quella che di solito trasforma).

POCHE IDEE — L’Inter ferma a tre la mini-serie di vittorie consecutive, non riuscendo mai davvero a prendere possesso del match: Spalletti nel finale rimette dentro Lautaro, ma stavolta le sue conclusioni non sono vincenti. Poco prima era entrato Nainggolan, per una mezz’ora che non passerà alla storia. Inizialmente in panchina, Joao Mario lo sostituisce anche nel ruolo di rifinitore centrale nel 4-2-3-1: non è da lì che passa il gioco interista nel primo tempo. I pericoli maggiori nascono infatti dai piedi di Perisic, in versione uomo assist (al 32’ trova Politano, sul tocco al volo salva Consigli), il più convinto nel cercare la porta è Vecino, con inserimenti frequenti. Non tantissime idee, comunque.

SASSUOLO ATTRAENTE — Il Sassuolo di De Zerbi si conferma squadra “attraente”, che a tratti seduce con la capacità di creare azioni offensive. Berardi ha “voglia” e tira ripetutamente, concludendo anche con una tiro a giro un’azione “da Barça” (o quasi) al 25’. Quella va fuori, ma altre volte servono le manone di Handanovic. Boateng fa il “nueve” poco falso e molto riferimento, anche se poi sa smistare il pallone per i compagni. Nel 4-3-3 Locatelli è quello più libero di inserirsi: nel primo tempo ha la palla buona su un buco di De Vrij, ma tira fuori, nella ripresa innesca il Boa che di testa fa quasi 1-0. Il finale sembra una concessione al pubblico di bambini, che vuole un gol: squadre lunghe, occasioni su entrambi i fronti. Nulla di fatto, ma molto di dimostrato dal Sassuolo. Per l’Inter è una frenata, anche a livello di gioco e convinzione: in mezzo manca un po’ di spinta, in difesa Skriniar conferma di valere tutti quei soldi di cui si parla, Handanovic risolve problemi. Servirebbe qualche guizzo in più davanti: con Perisic pian piano si spegne anche Politano. Poteva anche andare peggio, a livello di risultato.

Valerio Clari

Fonte: Gazzetta dello Sport
20/01/2019 12:52
 
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